giovedì 22 marzo 2007

petizione di altroconsumo

Articolo preso dal sito di altroconsumo sulla petizione per cercare di depenalizzare l'utilizzo delle reti p2p e i sistemi di protezione drm consiglio di leggere questo articolo e se la pensate come me di sottroscrivere la petizione dal sito di altroconsumo e dal seguente articolo si evince che sono stati già raccolte oltre 10000 firme.

per ulteriori approfondimenti vi consiglio di collegarvi al sito di altroconsumo www.altroconsumo.it nella sezione tecnologia dove potrete pure trovare il link alla sottoscrizione della petizione.

eccovi qua un estratto dell'articolo.


La nostra petizione, con le prime 10.000 firme raccolte, è stata consegnata al ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli e al presidente della commissione Cultura della Camera Pietro Folena. Chiediamo la revisione della legge sul diritto d'autore, perché siano tutelati anche i diritti dei consumatori.
Favorevole è stato anche il parere del Presidente della Commissione Cultura della Camera Pietro Folena, che ci ha scritto chiedendo di incontrarci. La nostra iniziativa è partita dopo la sentenza della Cassazione n. 149/2007, che ha assolto due ragazzi che avevano scaricato e condiviso in rete file musicali, film e software coperti da copyright. Ma di questa notizia è stata data in rete e sulla stampa una lettura scorretta, poiché la sentenza si riferisce a un caso del 1999 e quindi si basa sulla legge in vigore allora.Oggi purtroppo, da quando è in vigore il famigerato Decreto Urbani, le cose stanno in maniera molto diversa:

  • attualmente il semplice downloader (chi si limita a scaricare dalla rete file protetti da diritto d'autore) rischia sanzioni esclusivamente amministrative. Ma, com'è noto, è alquanto improbabile, per come sono strutturati la maggior parte dei sistemi peer-to-peer che un downloader non sia nella pratica anche uploader (chi immette in Rete file);
  • il soggetto che, invece, senza una contropartita economica, condivide o comunque utilizza (anche solo come downloader) una piattaforma peer-to-peer (che prevede la messa in condivisione automatica di quanto scaricato), rischia già la sanzione penale, una multa da 51 a 2.065 euro;
  • chi, infine, condivide a fini di lucro rischia la reclusione da uno a quattro anni, nonché una multa anche oltre i 15.000 euro.

Attenzione dunque. Nonostante quanto riportato spesso in maniera inesatta dai media, la recente sentenza della Cassazione non cambia proprio nulla. Le sanzioni penali rimangono eccome, anche quando non c'è scopo di lucro. Quello che ci chiediamo è se ha senso considerare reato scaricare e condividere file coperti da copyright se non c'è scopo di lucro; reato previsto sì dalla legge, ma quasi mai perseguito dai Pubblici Ministeri, e di fatto non percepito come tale dalla maggior parte dei cittadini. Sia chiaro: Altroconsumo non è dalla parte di chi pretende che in Rete sia tutto scaricabile gratuitamente; riteniamo che gli autori debbano essere adeguatamente remunerati per il loro lavoro creativo, ma allo stesso tempo avversiamo la strumentalizzazione della proprietà intellettuale da parte delle major, arroccate su posizioni di rendita e su modelli tecnologici e di distribuzione obsoleti.

Per questi motivi, se vuoi anche tu:

  • l'abolizione delle sanzioni penali per chi, senza scopo di lucro, scarica e condivide in Rete contenuti protetti;
  • un mercato moderno, efficiente e concorrenziale dei contenuti digitali basato su una gestione dei diritti d'autore digitali che rispetti anche i diritti degli utenti;
  • il divieto della coesistenza di DRM (la gestione dei diritti d'autore digitali) e dell'Equo Compenso (il sovrapprezzo applicato ai supporti come compenso agli autori per il mancato guadagno sulle copie private); con questi sistemi il consumatore rischia di pagare più volte, oltre a non poter eseguire la copia privata e a essere limitato nella scelta della tecnologia e dei supporti informatici che preferisce.

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